Quando si lascia Barcellona e la costa mediterranea per dirigersi verso l’interno, si abbandona quella parte di Spagna più cosmopolita, la Catalogna, vera e propria nazione nella nazione, per addentrarsi in Aragona, regione orgogliosamente castigliana ed ancorata alle tradizioni.
Il paesaggio cambia e si ha finalmente la sensazione di essere giunti nella Spagna del nostro immaginario, in un mondo fuori dal tempo, in cui si respira il passato.
Saragozza si trova un po’ al di fuori dalle solite rotte turistiche, situata quasi a metà strada tra Barcellona e Madrid è difficile sia capitarci per caso che andarci di proposito, proprio perché lontana dalle località più battute.
Il bello degli spostamenti in macchina è proprio questo. Lo scopo del viaggio non è raggiungere la meta bensì il viaggio stesso, l’attraversare posti sconosciuti ai più, muoversi lentamente, aprire il finestrino e respirare la stessa aria che respira chi in quel posto ci vive. Fermarsi dove si sente un richiamo.
La sensazione è quella di afferrare quel qualcosa di essenziale che di solito sfugge al turista frettoloso, troppo intento a rimbalzare con l’aereo da un capo all’altro del mondo, con il senso di estraneità che accompagna chi di solito macina migliaia di chilometri in poche ore.
Io in un posto mi sento “arrivata” soltanto quando ho dovuto affrontare un percorso per giungerci.
Saragozza ha il suo fascino, con il suo fiume Ebro, i monumenti mudéjar - stile cristiano ma con elementi arabi - e la maestosa basilica barocca di Nuestra Señora del Pilar, sorta nel corso dei secoli attorno alla piccola cappella che nel 40 d.C. l’apostolo Giacomo fece costruire attorno al pilar (pilastro) dove si narra gli fosse apparsa la Vergine Maria e dove si possono ammirare alcuni affreschi del Goya.
Dalla vastissima Plaza del Pilar ci si addentra verso il centro della città e se i morsi della fame si fanno sentire si può fare una sosta in uno dei tanti locali che si trovano negli intricati vicoli di El Tubo, la zona che si trova tra Plaza del Pilar e Plaza de España, per concedersi un piccolo spuntino a base di montaditos annaffiandolo da una caña (birretta) ghiacciata.
I montaditos fanno parte del genere delle tapas e sono delle fettine di pane tipo baguette (o in alcuni casi dei veri paninetti) su cui vengono assemblati gli ingredienti più disparati.
Per un montadito spagnolo, che più spagnolo non si può, basta prendere una fettina di pane e piazzarci sopra un pezzo di tortilla de patatas.
La ricetta della tortilla di patate me la diede anni fa una signora di nome Meli (diminutivo di Melitina), castigliana fino al midollo, nata a Palencia e maestra in pensione, che era la proprietaria dell’appartamento in cui vivevo in affitto insieme alla mia amica Antonella e alle mie amiche spagnole Puri e Charo.
Perché per preparare una buona tortilla, mi disse, bisogna saperci fare.
TORTILLA DE PATATAS
Ingredienti
½ k di patate
1 cipolla
3 uova
abbondante olio
sale e pepe
Tagliate la cipolla a rondelle. Sbucciate le patate e tagliatele a fettine sottili ma non troppo, se no nella cottura si disfano completamente.
Versate in una padella abbondante olio extravergine d’oliva (almeno un dito), fatelo scaldare e versateci le patate e la cipolla.
Fate cuocere a fuoco vivace ma non troppo, il segreto è proprio questo, in modo tale che le patate e la cipolla cuociano quasi friggendo ma senza prendere colore. Fate cuocere fino a quando i pezzetti di patata cominceranno a disfarsi.
Togliete dalla padella le patate e la cipolla scolandole dall’olio in eccesso e fatele raffreddare.
Salate, pepate e aggiungeteci le uova. Ponete nuovamente sul fuoco la padella usata per la cottura delle verdure con un filo d’olio, fatela scaldare e versateci il composto. Fate cuocere come fosse una frittata, giratela aiutandovi con un coperchio e cuocete pure l’altro lato.
Se non la servite a fettine su un pezzo di pane, mettetela, come si fa di consueto, in un piatto rotondo e tagliata a cubetti.
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Colgo l'occasione per ringraziare Ambra del blog Il Gattoghiotto e Claudia del blog VerdeCardamomo per avermi assegnato la vittoria al loro bellissimo contest sull'Istria.
Complimenti per le belle foto e l'ottima ricetta. Il dedalo di vicoletti colorati de "el tubo" è un intreccio infinito e le taperie (su tutte "la Pilara" per le migliori tapas) e ristoranti che si avvicendano lo rendono unico.
RispondiEliminaGrazie! effettivamente el tubo pullula di locali molto caratteristici e poco turistici e contribuiscono a rendere Saragozza una città piacevole da visitare.
EliminaMamma mia, lo sai che a Saragozza ci sono stata per 4 giorni 2 anni fa? Ero lì per lavoro ed è stata un'esperienza che ricorderò per sempre. La città mi è piaciuta tanto ed ho trovato pure un posticino magico dove facevano cucina senza glutine. Che belle le foto, mi sono rivista lì.
RispondiEliminaGrazie!
Ciao Elena! Ma guarda, pure a noi è piaciuta molto anche se ci siamo rimasti poco. ma è stata come una boccata d‘aria fresca dopo la ressa di Barcellona invasa dai turisti. grazie a te ;)
EliminaYour method of telling everything in this piece of writing is
RispondiEliminain fact pleasant, every one be able to effortlessly understand it, Thanks a lot.
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