L'Argentina è un paese che mi ha sempre affascinato e mi piacerebbe prima o poi visitare. L'ho quindi scelto molto volentieri per rappresentare la mia squadra al Piadamundial, il mondiale alternativo che ormai spopola nel web.
Avevo mille idee per questa piadina Argentina, dalle empanadas all'asado per finire al chimichurri... ma poi, pensando e ripensando, mi è venuta in mente una preparazione che devo aver visto in un documentario su Buens Aires qualche tempo fa e che mi aveva letteralmente stregato, per la genialità del suo inventore e per il fatto che quello stesso inventore era un italiano, un genovese per la precisione. E siccome un po' di sangue genovese scorre nelle mie vene (lo si vede specialmente dal mio carattere un po' burbero a volte :)) e siccome mi ha sempre affascinato la storia degli italiani emigrati in questo paese così lontano, non solo geograficamente, e visto che qualche parente ce l'ho pure io in Argentina, non potevo non provare a unire questi due paesi anche in cucina. Si parte dall'Italia, si arriva in Argentina per poi in Italia fare ritorno.
Agustìn Banchero parte da Genova ed approda a Buenos Aires alla fine del 1800. Era ovviamente in cerca di fortuna e la trovò. Grazie alla focaccia genovese. Aprì infatti una panetteria e cominciò a vendere la fugassa agli argentini e manco a dirlo la cosa riscosse un notevole successo. Divenne subito famosa la sua focaccia di cipolle, alla quale diede il nome di fugazza (che appunto, in Argentina si pronuncia fugassa) alla quale un giorno, si narra, volle aggiungere il formaggio, dando vita a quella che ancora oggi viene consumata nel ristorante aperto da lui stesso insieme al figlio negli anni trenta nel quartiere di Buenos Aires La Boca, la pizzeria Banchero. Nasce così la fugazzeta. Che dell'originaria focaccia ormai ha ben poco, in quanto si tratta di una specie di pizza molto alta, ripiena di formaggio, mozzarella o anche mozzarella e quartirolo (ma da quello che ho capito ne esistono innumerevoli varianti) sulla superficie della quale viene aggiunto un abbondante strato di cipolle.
La pizzeria Banchero si trova ancora oggi sempre lì, in quell'angolo in cui fu aperta ormai quasi cent'anni fa e continua a sfornare pizze ma anche fainà, especial a la genovesa, farinata speciale alla genovese.
La pizzeria Banchero si trova ancora oggi sempre lì, in quell'angolo in cui fu aperta ormai quasi cent'anni fa e continua a sfornare pizze ma anche fainà, especial a la genovesa, farinata speciale alla genovese.
Immagine da qui |
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La mia piadina vuole essere un omaggio a Banchero e a tutti quelli come lui che hanno portato un po' di Italia in giro per il mondo.
Agli ingredienti tipici della fugazzeta ho aggiunto una salsa a base di peperoni, che si ispira alla salsa criolla, anche questa tipica argentina e che solitamente viene usata per accompagnare l'asado insieme alla salsa chimichurri. E siccome avevo il bianco di formaggio e cipolla e avevo anche il rosso dei peperoni, mancava solo il verde per formare il tricolore e quindi ho aggiunto anche una manciata di rucola. E così si parte dall'Italia per andare in Argentina e ritornare in Italia. E all'azzurro della bandiera argentina si unisce il verde, bianco e rosso di quella italiana.
FUGAZZINA, LA FUGAZZETTA E LA PIADINA
Formazione
per l'impasto per 6 piadine
(come da ricetta di Tiziana di cui riporto dosi e procedimento)
(come da ricetta di Tiziana di cui riporto dosi e procedimento)
500 g di farina 00
125 g di acqua
125 g di latte parzialmente scremato fresco
100 g di strutto
15 g di lievito per torte salate
10 g di sale fine
1 pizzico di bicarbonato di sodio
per il ripieno per 1 piadina
1 mozzarella
50 g di quartirolo
1 cipolla bianca
1/2 peperone rosso piccolo
1/2 pomodoro piccolo
1/2 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino di aceto
1 pizzico di peperoncino in polvere
olio
sale
30 g di rucola
Preparate l'impasto per le piadine.
Fate scaldare al microonde il latte e l'acqua per pochi secondi in modo
che siano tiepidi. Lasciate ammorbidire lo strutto mezz'ora circa fuori
dal frigorifero. Su di un tagliere disponete la farina e fate un buco al
centro con la mano. All'interno mettete lo strutto a pezzetti con il
lievito, il bicarbonato e il sale, schiacciatelo con la forchetta per
ammorbidirlo, aggiungete l'acqua e il latte. La consistenza inizialmente
potrebbe essere un pochino appiccicosa e la pasta si attaccherà al
tagliere ma impastando per una decina di minuti, cambierà staccandosi e
diventando molto morbida e liscia. Se il liquido è troppo poco si sfalda
e risulta un po' dura. Mettete l'impasto in una ciotola e coprite con
la pellicola per alimenti. Lasciate riposare 48 ore al fresco, massimo
20°C, se fosse più caldo
potete lasciare riposare la pasta in frigorifero e metterla a
temperatura
ambiente 2 ore prima dell'uso. La pasta ottenuta sarà circa 850 grammi,
dividetela in 6 pezzi da 140 grammi circa e formate delle palline,
lasciatele riposare almeno mezz'ora. Infarinate appena il tagliere e
disponetevi una pallina d'impasto, schiacciatela con la punta delle
dita, stendete la piadina con il mattarello girandola spesso in modo che
rimanga rotonda. Avrà un diametro di circa 20 centimetri e uno spessore
di 0,5 centimetri. Scaldate il testo o l'apposita teglia di terracotta,
su un fornello a doppia fiamma, con sotto uno spargifiamma. Se non
avete nessuna di queste teglie utilizzate una padella antiaderente
piuttosto larga. La temperatura non dovrà essere troppo alta altrimenti
la piadina si brucia fuori e rimane cruda all'interno, ma nemmeno troppo
bassa. Potete fare una prova con un piccolo pezzetto di pasta per
regolare la giusta temperatura. Cuocete pochi minuti per lato,
controllate sempre alzando la piadina con una paletta. Disponete le
piadine una sull'altra in modo che rimangano calde mentre le cuocete.
Preparate la salsa. Pulite e tagliate il peperone in piccoli cubetti. Spellate il pomodoro, privatelo dei semi e tagliate anch'esso in piccoli cubetti.
Fate scaldare un po' d'olio in una padella. Fatevi rosolare leggermente il peperone, dopo qualche minuto unite il pomodoro, fate cuocere per tre o quattro minuti quindi aggiungete il peperoncino, lo zucchero e sfumate con l'aceto. Fate evaporare e spegnete il fuoco.
Tagliate la cipolla a rondelle molto sottili e mettetela in una teglia con un po' d'olio e un pizzico di sale in modo che formi un solo strato e fatela cuocere in forno a 200° per un quarto d'ora circa, fino a che comincerà a bruciacchiarsi.
Tagliate la mozzarella e il quartirolo a fettine, lavate la rucola e riempite la piadina mettendo prima i formaggi, poi le cipolle, quindi la salsa di peperone e infine la rucola. Chiudete la piadina e rimettetela sul fuoco per far fondere un po' il formaggio.
Con questa ricetta partecipo all'MTC n. 40, con la piadina di Tiziana del blog L'ombelico di Venere.
Anche a me piacerebbe tantissimo visitare l'Argentina, che dev'essere una meraviglia di paese, anche e soprattutto per la sua cucina come ci hai fatto vedere tu! Una bella storia (che non conoscevo) e un paese racchiusi in una piadina nostrana.. che meraviglioso viaggio ci hai fatto fare attraverso questi sapori! un bacione!!
RispondiEliminaSì, una storia curiosa, ma come ce ne sono tante altre, è bello sapere che in posti così lontani si trovano aspetti così particolari del nostro paese :). Un bacione a te Francy e grazie!
Eliminapensa che in Argentina, esattamente a Rosario ho due cugine che mi continuano a dire di andarle a trovare...mi mancano le risorse economiche se no sarei già volta! adoro la cucina argentina e tu sei stata a dir poco e come sempre, geniale!
RispondiEliminaMa grazie Ale! In effetti il viaggio è lungo, avere un appoggio là è già molto però per arrivarci è abbastanza impegnativo, considerando poi che se si va così lontano un po' di tempo bisogna pur rimanere no? :)
EliminaUn bacione!
"Don't cry for me Argentina" mi viene da cantare… ma in realtà dovrei cantare che devo piangere perché non posso assaggiare questa piadina…
RispondiEliminaAhahah... sempre originale, come ti vengono a te le battute a nessuno... e io piangerò per non poter assaggiare le tue, già lo so :)
Eliminal'Argentina deve essere un paese davvero meraviglioso con tutte le sue contraddizioni...mi sembra che sia anche il paese sud americano con la più alta concentrazione di emigrati italiani, che naturalmente ci hanno messo del loro per rendere un paese straniero più vicino a quello di origine...come ha fatto il Sig Agustìn Banchero che ha portato un pò di Italia in Argentina e tu ora porti un pò di Argentina qui da noi....insomma una piadina Italia-Argentina e ritorno...magnifica!
RispondiEliminaGrazie Rosaria! Ho cercato di portare qualcosa di nuovo con questo post e questa ricetta :)
EliminaChe bella storia Mary..... tra i miei tanti viaggi in giro per il mondo prima o poi con maritozzo ci andremo in Argentina e chissà che non si passi da BAnchero!! baci Flavia
RispondiEliminaSai, dopo aver conosciuto questa storia ho pensato che se mai un giorno o l'altro dovessimo "passare" per Buenos Aires una tappa da Banchero è obbligatoria :) Bacioni!
EliminaAnche io vorrei far fortuna in qualche Paese, in Africa però, con le mie ricettine, pur di non affrontare gli ultimi esami universitari! Ahimè, in molti mi han preceduta.
RispondiEliminaBravissima, una piadina ottima. Al ristorante argentino ho sempre e solo preso la carne, questi profumi mi mancano, ma sarei curiosissima di assaggiarli.
:*
Addirittura in Africa? :)
EliminaAvrei voluto fare qualcosa con la carne, la carne argentina è davvero ottima e come la sanno cucinare loro non è capace nessuno, ma mi sembrava un po' scontato e così mi son fatta venire un'altra idea. Grazie mille Chiara!
Un'idea pazza, eh?
EliminaAncora complimenti per la ricetta: ottima! :)
Primo: il tuo caratere non é per niente burbero e di sicuro non centra il sangue genovese, sl massimo è la focosità dell'ariete! E la vonvivenza ravucinaya con un magnifuco pugliese!!! Poi in argentina vi borrei andsre pure io... non sarebbe male farci un raduno, visto che qualche parente lontano , ma molto lontano, da parte di mio padre ha rato radici lì!
RispondiEliminaTerzo, ti sei un pozzo di cultura e la tua piadina è proprio di una bontà storica!
Veramente un po' burbero il carattere lo è, ma non so se c'entra davvero il sangue genovese (non vorrei che qualcuno si offendesse :)), in realtà la nonna genovese non era per nulla burbera, anzi :)
EliminaCerto la focosità c'è, quella dell'ariete e pure quella del mio lato pugliese e della vicinanza con un pugliese, ma più che focosità la chiamerei irascibilità :). Mamma mia, che casino...
Voto assolutamente per il raduno in Argentina, ma anche da qualunque altra parte, basta che si faccia :)
Grazie mille Mai, un bacione!
Ottimo spunto prendo nota ciaooo
RispondiEliminaCiaoooo Edvige!!! Ottimo :)
EliminaBravissima, Mari! Un omaggio ai tanti Italiani emigrati in Argentina, e una piada davvero invitante!
RispondiEliminaGrazie Giulietta, ce ne sono davvero tatni di italiani in Argentina, quasi quasi l'hanno fatta loro l'Argentina :)
EliminaUn abbraccio!
bellissime queste storie di successo, ne sono sempre affascinata! Hai dato alla tua piadina un'interpretazione ispirata ad un genovese in Argentina.. un bel giro direi!! un'ottimo giro che racchiude sapori e colori, tutti nostri e richiami d'oltreoceano, bell'unione!!! Anche io, che amo viaggiare, vorrei proprio andare a visitare l'Argentina, credo sia una bellissima terra!!!
RispondiEliminaPraticamente il giro del mondo quasi, per lo meno da nord a sud :)
EliminaGrazie Tiziana, davvero ottima la tua ricetta per l'impasto di queste piadine. Le rifarò sicuramente.
Una meraviglia questa ricetta e la storia che c'è dietro.
RispondiEliminaAll'altezza del Paese che rappresenta nel piadamundial.
Perdonami, ma io la ribattezza Fugazzeta dello sport :-)
Fabio
Ci ho messo un po' a capirla ma ce l'ho fatta :)))
EliminaVediamo dove arriva l'Argentina nel mondiale, quello vero, che nel Piadamundial mi sa che non supera il primo girone, anche se era buona :)
Bello il tuo omaggio all'Argentina con questa super piadina, e al mio concittadino che contribuì a far conoscere la nostra fugassa nel Mondo. Onore a tutti gli Italiani che si sono rimboccati le maniche, hanno lottato in luoghi dove si parlava un'altra lingua e si viveva una vita difficile. Molti ce l'hanno fatta... I miei parenti sono partiti alla fine del 1800 da Genova alla volta degli Stati Uniti, e anche se ora i loro discendenti sono felici, per loro all'inizio fu tutt'altro che facile!
RispondiEliminaUn abbraccio mari, e per quanto riguarda il carattere burbero dei genovesi... spesso è solo timidezza, in realtà tu sai bene che siamo dolci come il miele, se solo lo vogliamo ;-)
Sì, deve essere stato molto difficile partire per posti così lontani, soprattutto considerando che a quei tempi l'unico contatto con il proprio paese e i propri cari poteva avvenire solo per posta.
EliminaPer quanto riguarda il carattere dei genovesi... è vero, se lo vogliono sono le persone più dolci del mondo, se lo vogliono :)
i rapporti fra Genova e Buenos Aires sono stretti e diventano strettissimi se si amplia il raggio alla Val Fontanbuona, subito dietro Chiavari: pensa che tuttora, nell'elenco teefonico di Buenos Aires, ci sono pagine e pagine di cognomi tipici di quelle zone, tanto da scoraggiare chi è in cerca di parenti lontani, nipoti di quegli emigranti che tentarono la fortuna dall'altra parte del mondo. Sentirti parlare di Genova mi emoziona molto, ogni volta, perchè ritrovo i sintomi di quell'amore "selvatico" che è un po' un nostro marchio di fabbrica, ruvido nei modi, ma intenso e fedele e profondo nella sostanza. E poi, ci sono queste ricette, che son delle piccole perle di bontà: non passa volta che il mio quadernetto non si arricchisca di qualche tua proposta (ora è toccato alla "finta" salsa criolla, che a sua volta mi ha fatto venire in mente le altre salse che ho trovato in questo scrigno di meraviglie del tuo blog), sempre degne di nota, per la "pulizia", l'impeccabilità della realizzazione e delle combinazioni e la profondità della concezione. Sempre a livelli stellari, insomma :-)
RispondiEliminaps dì a El Moviolon che il Genoa ha come squadra sorella il Boca jr, dell'omonimo quartiere di Buenos Aires, dove son tutti genovesi. Ovviamente, le maglie son rossoblu :-)
Sono io che mi emoziono ogni volta a parlare di Genova... forse è uno dei posti delle mie origini con cui ho avuto meno a che fare ma che invece sento di più.
EliminaE mi emoziono ogni volta anche per le tue parole, non so dove tu riesca ancora a prenderle, grazie, come sempre risulta evidente la profondità con cui analizzi le ricette.
Non sapevo che il Boca jr avesse le maglie come quelle del Genoa, riferirò a El Moviolon, forse lui lo sa :) anche se lui solitamente sa tutto dei colori giallorossi :)
molto ma molto interressante, mi incuriosice molto non l'ho mai provato
RispondiEliminaGrazie! :)
Eliminanon conoscevo questa storia, e mi ha molto incuriosito.
RispondiEliminala tua piada invece mi ha semplicemente stregato, per l'equilibrio dei sapori e anche dei colori e della presentazione.
bravissima, ma con te non c'è nemmeno gusto a dirlo, è oramai scontato :-)
Particolare vero la storia di Banchero? Curiosa anche se alla fine simile a molte altre di nostri connazionali partiti con una valigia piena di sogni per l'estero, sogni che a volte, come in questo caso, si sono realizzati.
EliminaGrazie Gaia, un abbraccio :)