lunedì 28 aprile 2014

LA ZUPPA DI LENTICCHIE EGIZIANA DELLO CHEF MOUSTAFA EL REFAYE



Lo chef egiziano Moustafa El Refaye deve fare il suo lavoro con grande passione. L'ho conosciuto insieme ad altre amiche e colleghe di blog lo scorso settembre a Cagliari in occasione del MedDiet Camp, splendida iniziativa volta a promuovere la dieta mediterranea e di cui avevo già parlato all'epoca, postando per l'occasione la ricetta dell'hummus che ci era stata proposta dallo chef libanese.

Quattro chef, appunto, ci avevano cucinato alcune ricette tipiche dei loro paesi e tutti noi, appassionati di cucina, li avevamo seguiti con grande interesse ed ammirazione. Lo chef egiziano aveva addirittura preparato per noi un opuscolo in cui venivano riportate le ricette preparate per quell'occasione. Eccolo qui alle prese con un piatto a base di bulgur e gamberi.


Alcune di quelle ricette mi sono entrate nel cuore quasi quanto quelle bellissime giornate che ricorderò per sempre.

Così come la zuppa di lenticchie dello chef egiziano, non l'avevo mai assaggiata, preparata come deve essere con le lenticchie rosse, speziata e molto brodosa. Fantastica! Un concentrato sanissimo di sapore. Molto adatta anche in questo periodo in cui ancora tanto caldo non fa (e poi si può consumare bella calda ma anche tiepida) dopo gli eccessi dei pranzi pasquali, si può fare anche senza utilizzare nessun grasso.

Ho seguito la ricetta dello chef però ho dovuto apportare qualche variazione per ottenere un risultato simile a quello della zuppa che aveva preparato lui quel giorno.

ZUPPA EGIZIANA DI LENTICCHIE ROSSE


Ingredienti per quattro persone

100 g di lenticchie rosse
1 cipolla piccola
3 spicchi d'aglio
1 cucchiaio di pomodoro concentrato
1 carota
cumino in polvere, sale e pepe a piacere
limone, olio e aglio per guarnire


Sciacquate le lenticchie e mettetele in una pentola capiente insieme alla cipolla e all'aglio tritati, alla carota tagliata a pezzetti, al concentrato di pomodoro, al sale, al pepe e al cumino. Aggiungete abbondante acqua (più o meno un litro, un litro e mezzo) e fate cuocere per trenta minuti. 

A fine cottura, aggiustate di sale, pepe e cumino se ce ne fosse bisogno, frullate tutto con un frullatore ad immersione e servite completando con una spruzzata di limone e un po' d'olio nel quale avrete fatto friggere uno spicchio d'aglio schiacciato.


Io ho usato i semi di cumino invece del cumino in polvere, li ho fatti tostare leggermente e poi li ho pestati nel mortaio prima di aggiungerli alla zuppa e poi ne ho usato qualcuno intero da aggiungere alla fine. Non ho aggiunto invece l'olio con l'aglio, è talmente buona e saporita questa zuppa che non ce n'era bisogno. Invece del concentrato di pomodoro si possono utilizzare nella loro stagione un paio di pomodori freschi tagliati a pezzetti.

La zuppa deve essere molto, ma molto, liquida, è questa la sua particolarità, oltre all'utilizzo del cumino, rispetto alle zuppe della nostra tradizione, quindi se ce ne fosse bisogno aggiungete tanta acqua quanta ne serve per ottenere un composto parecchio brodoso.



 
 



mercoledì 23 aprile 2014

IL FILETTO ALLA SENAPE DI CSABA DALLA ZORZA PER LO STARBOOKS


Speravo di ricredermi, a volte ci si forma un'opinione negativa su qualcosa in maniera un po' superficiale, senza avere degli elementi concreti in base ai quali poter giudicare in maniera obiettiva.

Lo Starbooks di questo mese mi ha dato l'opportunità di capire finalmente il mistero di Csaba dalla Zorza e mi dispiace molto dover dire che quello che avevo sempre pensato ormai è supportato dai fatti. Venite a vedere perchè... 

sabato 19 aprile 2014

MINI KOCH DI AMARANTO CON PISTACCHI E CAROTE




Un po’ budino, un po’ soufflè, un po’ sformato, il koch è un dolce della tradizione austriaca tipico anche della cucina triestina. La sua variante più conosciuta è quella di semolino, il koch de gries (da griess in tedesco semolino) ma anche la versione con il riso è abbastanza conosciuta.

Quando ho letto del contest di Patty, in collaborazione con Cose dell'altro pane, ho subito deciso che l’ingrediente principale del dolce che avrei proposto sarebbe stato l’amaranto e da lì per arrivare al koch c’è voluto niente. Volevo assolutamente fare questo esperimento, l’amaranto secondo me ben si presta anche per la preparazioni dolci e poteva venirne fuori qualcosa di curioso. 

L’amaranto è una pianta antichissima, originaria del centro America, è stata fonte primaria per l’alimentazione dei popoli di quelle terre, gli Incas, i Maya e gli Aztechi e fu riscoperta negli Stati Uniti a metà del secolo scorso. Contrariamente a quanti molti credono non è un cereale, non fa parte della famiglia delle graminacee e viene per questo motivo spesso definito come uno pseudo cereale. Gli aztechi lo definivano “il grano degli Dei” per le sue proprietà nutritive ed energetiche. Infatti, l’amaranto è ricchissimo di proteine, fino al 16%, e ad elevato valore biologico e rispetto ai cereali contiene il doppio di lisina che è un amminoacido essenziale per il nostro organismo. L’amaranto inoltre ha un altissimo contenuto di ferro, calcio, fosforo e magnesio, è ricco di fibre ed è altamente digeribile ed è per questo motivo adatto a tutti coloro che soffrono di disturbi gastrointestinali.

Normalmente il koch viene cotto in forno e poi servito nel suo stesso contenitore, io ho voluto farne delle monoporzioni adatte alla colazione e ne sono usciti questi dolcetti leggeri, senza farine di nessun genere, privi di glutine, senza burro né olio e senza zucchero (ho utilizzato il miele come dolcificante). In aggiunta solo un po’ di ricotta freschissima, dei pistacchi (arrivati direttamente dalla Sicilia, graditissimo e preziosissimo dono di una amica), delle carote, delle uova e della scorza di limone.

E prima di passare alla ricetta, auguro a tutti voi una buona Pasqua!


MINI KOCH DI AMARANTO CON PISTACCHI E CAROTE



Ingredienti per sei mini koch
 

100 g di amaranto
300 ml di latte
3 cucchiai di miele
150 g di ricotta
2 uova
1 carota piccola
20 g di pistacchi
la scorza di un limone grattugiata
un pizzico di sale
una noce di burro e una manciata di pistacchi per rivestire gli stampini

Preriscaldate il forno a 190°C.
Sciacquate l’amaranto e mettetelo insieme al latte in una casseruola sul fuoco e fate cuocere per circa mezz’ora fino a che il latte si sarà completamente consumato e l’amaranto si sarà ammorbidito. Nel frattempo cuocete la carota in un po’ d’acqua per circa un quarto d’ora e tagliate in due i pistacchi con un coltello. Rivestite gli stampini, tritate finissimi i pistacchi tenuti per il rivestimento, imburrate gli stampini, rivestiteli con i pistacchi e teneteli al fresco.

Quando l’amaranto è cotto aggiungete al composto un pizzico di sale, il miele, la scorza di limone, la ricotta precedentemente passata al setaccio, la carota tagliata a cubetti e i pistacchi e amalgamate bene il tutto.

Dividete i tuorli dagli albumi e montate questi ultimi a neve fermissima. Aggiungete al composto di amaranto i rossi uno alla volta e poi incorporate gli albumi delicatamente facendo attenzione a non smontarli, con un movimento dal basso verso l’alto.

Versate il composto negli stampini (non fino all’orlo perché gonfieranno) e metteteli a cuocere in forno per circa mezz’ora, fino a che saranno dorati in superficie.



Fateli raffreddare leggermente, toglieteli dagli stampini e serviteli.


Con questa ricetta partecipo al contest di Patty, è senza? è buono! , in collaborazione con Cose dell'altro pane.