Il fuoco come simbolo del sole, mentre
la terra dorme nel bel mezzo dell’inverno e il freddo è angustiante, riscalda
e si presta a dar vita a riti propiziatori ed ancestrali.
Fuoco che sostenta lo spirito, combatte
le piaghe, purifica le anime e tiene lontani gli esseri malefici.
Riti e credenze di origini
antichissime che hanno come protagonista il fuoco e che sono associati al
solstizio di inverno, per alcuni di origini pagane, per altri cristiane, ancora
oggi sopravvivono in alcuni luoghi e si ripetono sempre uguali nel corso dei
secoli. Così come succede in molti paesi salentini in occasione, come vuole la
tradizione, della festa dedicata a Sant’Antonio Abate il 17 gennaio, quando il
fuoco viene acceso sulla cima di grandi cataste di legna deposte nelle piazze
principali per diventare in breve un enorme falò.
Ho cercato di capire un po’ di
più sulle origini di questo rito ma non se ne sa molto ed è per questo
affascinante come tutte le cose poco conosciute.
La focara più famosa è quella di Novoli e nasce da una catasta di
legna alta 25 metri. Ormai è conosciuta in tutta Italia ed attrae ogni anno
frotte di turisti.
Ma ogni paese salentino ha la sua
focara e Zollino, paese a una ventina
di chilometri da Lecce che sorge su un territorio abitato fin dalla preistoria
(vi si trovano infatti alcuni menhir ed un dolmen), ha deciso un po’
controcorrente e ormai da più di trent’anni che la sua focara dovesse essere
accesa in anticipo su tutte le altre, il 28 di dicembre, probabilmente per
consentire (quando nacque erano gli anni settanta, periodo di forte emigrazione)
di partecipare a questo rito anche a chi vivendo lontano rientrava a casa solo
per le festività natalizie.
Nell’antichità il fuoco era un
elemento purificatore, di aggregazione, che esorcizzava la paura dell’inverno,
del freddo, dell’oscurità, delle malattie e che con la sua luce e il suo calore
richiamava la primavera e la vita.
Intorno alla focara si riunisce
il paese intero che canta, parla, balla, condivide il cibo e converte questo
rito in una festa che anima la lunga e fredda notte dell’inverno.
La festa del fuoco di Zollino è
anche occasione per assaggiare le specialità del posto in uno scenario
altamente suggestivo in mezzo agli ulivi illuminati dalle fiamme.
Soprattutto i
legumi alla pignata, cotti cioè sul fuoco in grandi pentole di terracotta, in
particolar modo il pisello nano di Zollino, che si consuma prevalentemente
secco e che viene coltivato esclusivamente in questo territorio che si presta per
le sue caratteristiche climatiche.
La preparazione è semplicissima.
Si mettono i piselli secchi a bagno per almeno 10 ore. Quindi si pongono in un
tegame di terracotta coperti da acqua con gli odori che si preferiscono, come
cipolla, aglio, alloro, un pomodorino, un peperoncino, un pezzettino di sedano.
Se si possiede un caminetto si posiziona la pentola accanto al fuoco e la si
dimentica per alcune ore, altrimenti si fa cuocere sul fuoco. Alla fine basta
aggiungere un po’ di sale, un bel giro d’olio extra vergine d’oliva di quello
buono e per accompagnarli soltanto una bella fetta di pane tostato.
Buon 2013 a tutti!
Non conoscevo questa tradizione delle Focara ,dalle foto bellissime appare tutto molto suggestivo quasi una scena medievale e mi immagino la gente intorno al fuoco che fa riti scaramantici e propiziatori per l' Anno che viene!
RispondiEliminaA proposito tanti auguriiiiii :-)
Sì, è una festa veramente molto suggestiva e che riporta indietro di secoli. Tanti auguri anche a te Ilaria! :)))
EliminaChe belli questi riti propiziatori! Un po' tutte le regioni d'Italia (e oserei dire tutti i Paesi del mondo dove fa freddo) esistono tradizioni analoghe, che li uniscono nel rito ancestrale del fuoco.
RispondiEliminaBuon anno anche a te!
Sono riti che resistono nel tempo e questo è il loro aspetto affascinante, tutto cambia ma in certe situazioni l'uomo si ritrova a fare sempre le stesse cose.
EliminaCiao Mapi :)
buon 2013, da noi il fuoco lo facciamo a san giuseppe, gran belle foto
RispondiEliminaGrazie Günther e buon 2013 anche a te!
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