sabato 18 maggio 2013

TAIEDDHRA RISO, PATATE E COZZE NUDA

 

Ovvero taieddhra riso, patate e cozze senza patate, senza cozze e senza taieddhra, ops, senza teglia.

Le cose che mi sono venute in mente  per scrivere questo post sono talmente tante che avrei riempito pagine e pagine se le avessi dette tutte.

Avrei descritto l’emozione che, a parte gli scherzi, ho provato per la vittoria di mio marito alla sua prima partecipazione all’emmetichallenge, la più appassionante e coinvolgente gara culinaria del web.

venerdì 17 maggio 2013

PATATAS BRAVAS



Se devo pensare a un piatto che mi ricorda il periodo in cui ho vissuto in Spagna mi vengono subito in mente le patatas bravas. A casa con le coinquiline spagnole si facevano molti esperimenti in cucina e vai con la paella, il cocido madrileño, le tortillas, i garbanzos, i churros etc. etc.. Ma non potrò mai dimenticare quel localino in Calle Mayor, ad Alcalá de Henares, che si chiamava Las cuadras de Rocinante (le stalle di Ronzinante). Tenendo presente che Ronzinante era il cavallo di Don Chisciotte, mai nome fu più azzeccato visto che il ristorante si trova quasi di fronte alla casa che nel 1547 diede i natali a Miguel de Cervantes.
Sono andata a vedere sul web, il ristorante c’è ancora ed è uguale a come me lo ricordavo, nulla è cambiato nonostante siano ormai passati molti anni.

Le patatas bravas rimarranno per sempre il simbolo della spensieratezza che si respirava in quel ristorantino fumoso frequentato oltre che dagli alcalaínos anche da studenti provenienti da tutta Europa. Si rideva, si scherzava, si parlava di sogni e anche attraverso la cucina tipica si entrava in contatto con un mondo nuovo.
Successivamente, in occasione di altri viaggi in Spagna, ho avuto modo di assaggiare più volte le patatas bravas in vari posti, infatti si tratta di una delle tapas più famose e conosciute di tutta la Spagna. Le ho viste fare in mille modi diversi (alcuni mescolano addirittura la salsa brava con la salsa alioli) ma mai da nessuna parte ho ritrovato quelle di Alcalá. Con questa ricetta ho cercato di riprodurne il sapore.

In realtà non si tratta proprio di una ricetta. Le patate solitamente vengono fritte, mentre io le ho semplicemente saltate in padella con poco olio. Il segreto per farle venire quasi come se fossero fritte è quello di girarle molto spesso affinché si dorino uniformemente. E poi si ricoprono con la salsa brava, che ha mille varianti, forse tante quanti sono gli spagnoli. Sembra una ricetta banale, ma in realtà il risultato può essere pessimo o eccezionale a seconda della riuscita della salsa che deve avere un equilibrio particolare per potersi sposare al meglio con le patate.

Ah…un’ultima cosa. La parola bravo fa parte di quella categoria di parole denominate “falsi amici”, cioè quelle parole che pur essendo uguali in due lingue diverse hanno significati totalmente distinti. In spagnolo infatti bravo significa feroce, selvaggio, infuriato e queste patate, feroci, infuriate e selvagge lo sono veramente per quanto sono piccanti. Ma si possono fare anche meno infuocate, basta diminuire o eliminare il peperoncino.

 PATATAS BRAVAS


Ingredienti per quattro persone

4 patate
200 g di polpa di pomodoro
½ cipolla bianca
1 peperoncino piccante fresco
1 cucchiaio d’olio extravergine d’oliva
sale
3 cucchiaini di zucchero
1 cucchiaio di aceto

Preparate la salsa brava.
Versate l’olio in un tegame e fatevi appassire a fuoco dolce la cipolla e il peperoncino tritati finemente. Quindi alzate il fuoco e aggiungete la polpa di pomodoro. Salate e fate cuocere a fuoco vivace per circa un quarto d’ora, fino a quando la salsa si sarà ristretta per bene. A questo punto aggiungete lo zucchero e l’aceto, fate evaporare e cuocete per altri due minuti.
Fate raffreddare la salsa e quindi frullatela aggiungendo un po’ d’acqua, quanta ne sarà necessaria per ottenere una salsa abbastanza fluida ma non troppo liquida.

Preparate le patate. 
Sbucciatele, pulitele e tagliatele a pezzetti abbastanza grossi. Friggetele in abbondante olio caldo (io in realtà le ho saltate in padella con poco olio girandole spesso per farle colorire uniformemente) fino a quando saranno colorate fuori e tenere dentro.
Scolatele dall’olio, mettetele in un piatto e versateci sopra la salsa brava.

Con questa ricetta partecipo al contest della carissima Ale del blog Dolcemente inventando.



venerdì 10 maggio 2013

TAGLIATELLE AL TARASSACO CON FIORI E NOCCIOLE CARAMELLATE SU FONDUTA DI TOMA




Un paio di settimane fa abbiamo approfittato delle festività che finalmente quest’anno consentivano di fare qualche ponte e siamo partiti per un bel fine settimana lungo. E come meta il Piemonte, per vedere finalmente come è riuscita la ristrutturazione della casa dei miei nonni che ormai andava avanti da parecchio tempo.

Un bel respiro di aria fresca dopo un inverno passato chiusi nelle solite quattro mura, anche se il tempo purtroppo non è stato clemente. E così, questi fiori di tarassaco e le loro belle foglie verdi, ho dovuto andare a raccoglierli sotto alla pioggia.

lunedì 6 maggio 2013

AMORE, PERCHÉ NON PARTECIPI ANCHE TU?


Quando ho assaggiato il suo chili con carne, qualche giorno dopo aver preparato e mangiato insieme a lui il mio, non ho proferito parola ma dentro di me ho pensato “Porcaccia la miseria…è molto più buono il suo del mio”.
Quando poi mi ha chiesto “che te ne pare?”, con un tono di sufficienza gli ho risposto “sì amore, buono” mentre dentro di me schiumavo dalla rabbia.
Ma chi me l’aveva fatto fare di suggerirgli di smettere la veste di mero assaggiatore per prendere parte attiva alla mia gara di cucina preferita, quella che ormai da più di un anno (un anno e mezzo senza interruzioni credo) mi vede nel ruolo di partecipante? Ebbene sì, è stata tutta colpa mia, sono stata io a dirgli “amore, perché non partecipi anche tu?”
E poi se ne è tornato un giorno a casa dall’ufficio dicendo “per il mio chili (ecco parlava già del suo chili) preparerò anche una salsola” e io “che cosa???” e lui “ ma sì dai, un tumbleweed” e io di nuovo “cosa???” e lui “ma dai! quelle piante che rotolano in tutti i film western”.
Bene, quello è stato il primo momento in cui mi sono resa conto di aver creato un mostro e fino al tragico epilogo di momenti così ce ne sarebbero stati tanti altri, ahimé. Uno di questi, l’assaggio del suo chili e della sua salsola, che oltre ad essere bella era anche incredibilmente buona e che insieme alla piccantezza del chili ci stava a meraviglia, dando anche una croccantezza al tutto molto piacevole. Altra genialata (ma porca miseria, perché non gli avevo mai chiesto qualche consiglio per i miei precedenti MTC?) è stata quella di mettere il lardo di colonnata nell’impasto della tortilla, che oltre ad ammorbidirla le ha conferito un sapore incredibile che si armonizzava alla perfezione con i fagioli rossi e con i bocconcini di carne di tacchino ammorbiditi dal whisky. Insomma, non so come fossero i chili degli altri partecipanti alla gara ma il suo nel complesso era davvero molto buono, sicuramente molto più buono del mio. Ma speravo che Ann non se ne accorgesse.
Altro brutto momento, la lettura del post con cui presentava la sua ricetta. Quell’emoticon che martellava, quel suo “basta” e quel suo “punto alla vittoria con decisione”, quel cavallo che rideva e quel tumbleweed che rotolava, rotolava, rotolava… me lo stavo sognando tutte le notti.
La sera del due maggio stavamo guardando una trasmissione di cucina (tanto per cambiare) alla tv in cui c’era uno chef che stava spiegando come disossare un pollo, ma per dir la verità ho un ricordo un po’ confuso di tutta la serata.
Guardo l’orologio. Le nove e dieci. “Amore, aspetta, devo vedere chi ha vinto l’MTC di questo mese, sono usciti alle nove i risultati” ma lui era troppo interessato alla faccenda del disosso per darmi ascolto. Vabbé, penso, la questione interessa anche me, aspettiamo la pubblicità. Ma la curiosità era troppo forte, quindi prendo il cellulare e mi connetto.
Strabuzzo gli occhi, in un primo momento penso di aver aperto la pagina del suo blog invece di quella dell’emmetichallenge perché quella che vedo sulla homepage è la foto del suo chili.
Ma che cavolo ci fa là la foto del suo dannatissimo chili?
Nooooooooooooo, non ci posso credereeeeeeeeeeeeee. Ditemi che non è vero, vi prego. Mi giro verso di lui e con un filo di voce, ormai stremata dopo quasi un mese di sofferenze, riesco a proferire solo tre parole “Tesoro, hai vinto”. Lui mi guarda e vedo che, senza fare una piega, sorride. E io “ma perché c… stai sorridendo? Lo sai già? Ti sei già connesso?” Ma in realtà non lo sapeva, forse stava pensando che stessi scherzando e quindi prende il cellulare e il sorriso diventa un ghigno, per poi tramutarsi in una risata, una sonora, inquietante e fragorosa risata, che è iniziata in quel momento ed è andata avanti per due giorni, fino a quando ha realizzato che cosa comportava quella vittoria :)
Grazie a tutte quelle di voi che mi hanno dimostrato, pur non sapendo ancora chi fosse quella sfigata disgraziata della moglie, grande solidarietà, ben sapendo cosa potesse significare per una consorte assistere in diretta e dal vivo alla scena del proprio marito vincere l’MTC al primo colpo mentre lei ancora non ci è riuscita dopo mesi e mesi di appassionate partecipazioni. Qualcuna di voi gli ha suggerito di rivolgersi ad un avvocato perché sicuramente il mio intento sarebbe stato quello di chiedere il divorzio, qualcun’altra ha detto che se per caso lui fosse il proprio marito in incognito sarebbe stato meglio che in incognito rimanesse, qualcun’altra ancora ha espresso la giusta preoccupazione che lui potesse aver risvegliato nella propria dolce metà il can che dorme, un’altra ha confessato che il suo, di marito, (testuali parole) stava godendo come un porco, un’altra ancora è andata al sodo chiedendo “ma chi è tua moglie? sarà forse Arianna?”. E il marito della Ale, capendo assolutamente la gravità della situazione, gli ha addirittura offerto asilo politico.
Tranquillizzo tutti… grazie al cielo stiamo superando la crisi :)))
Un’altra rassicurazione. Non posso non partecipare a questa tornata, ma ovviamente lo farò fuori concorso ;)

mercoledì 1 maggio 2013

I FALAFEL DI YOTAM OTTOLENGHI PER LO STARBOOKS REDONE



La cucina italiana secondo me è in assoluto la migliore del mondo.

Però a volte è bello fare un tuffo nella cucina di altri paesi. Ogni tanto mi piace preparare una cenetta a tema, per esempio a base di mezés greche, disponendo in ciascun piatto qualche cubetto di feta, delle fettine di pomodoro con un po’ d’olio extravergine d’oliva e una spolverata di origano, delle immancabili olive kalamata e poi, perché no, un po’ di tzatziki, taramosalata e melintzanosalata e per terminare un paio di dolmades. Così si può far finta di starsene seduti al tavolino di una tipica taverna greca in riva al mare e viaggiare, anche solo con la fantasia.