Qualche tempo fa ho partecipato al contest di Patty, del blog Andante con gusto, dal titolo La commedia è servita, cimentandomi per la prima volta con la Cinegustologia, ovvero l’arte di descrivere il cibo e il vino attraverso il linguaggio del cinema e forse anche viceversa. Ma andate a vedere sul sito di Marco Lombardi, l’autore di Cinegustologia, per saperne qualcosa di più.
La volta scorsa ho partecipato con una commedia leggera, abbinando un bel piatto di spaghetti ai ricci di mare al film Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto di Lina Wertmüller e partecipando nella categoria della commedia leggera.
Mi rimaneva la possibilità di concorrere anche nell’altra categoria, ovvero quella della commedia sofisticata. E così eccomi qua.
All’inizio sembra estremamente difficile. Ma poi le idee arrivano da sole, all’improvviso, e più che idee sono percezioni che aspettano solo di essere messe nero su bianco. E devo dire che dà una certa soddisfazione rendersi conto che con un po’ di fantasia si può uscire dai soliti schemi mentali e linguistici per descrivere delle sensazioni.
Il film che voglio proporre ed abbinare a un piatto oggi è uno dei miei preferiti in assoluto ed è Donne sull’orlo di una crisi di nervi del geniale Pedro Almodovar. Caratteristica delle commedie sofisticate è quella di trattare, attraverso l’umorismo e l’ironia, di temi importanti, spesso dell’amore e del rapporto tra uomo e donna. Le riprese sono prevalentemente interne, gli ambienti, i personaggi e soprattutto i dialoghi, che hanno grande importanza in questo genere, sono raffinati. Vengono spesso utilizzate metafore per raccontare con leggerezza temi a volte tristi e dolorosi. Donne sull’orlo di una crisi di nervi non è la solita commedia sofisticata americana ma sicuramente ne presenta tutte le caratteristiche.
Con questo film del 1988 Almodovar esce dai confini spagnoli riscuotendo premi internazionali e la sua geniale eccentricità, nonché il suo modo completamente diverso dal solito di fare cinema e la sua capacità di narrare la Spagna post franchista attraverso dei personaggi a volte grotteschi ma estremamente veri, lo portano immediatamente alla ribalta della cinematografia internazionale.
La storia narra di Pepa che viene lasciata dal suo amante Ivan. Da quel momento sarà tutto un rincorrersi tra i due, lei che lo cercherà per comunicargli di essere incinta e lui che continuerà a lasciarle messaggi nella segreteria telefonica per dirle che sta partendo (da solo) per Stoccolma, che la ama e che deve passare da lei per recuperare la sua valigia. Ma Pepa fa la doppiatrice di mestiere e Ivan è un suo collega. E lei riesce a capire dal tono di voce nei messaggi che le lascia che lui sta mentendo e si convince che stia partendo con la moglie. Il doppiaggio e il telefono vengono usati dal regista come simbolo delle finzioni e delle falsità che spesso caratterizzano i rapporti umani nella società odierna.
Il film è quasi completamente ambientato nell’appartamento di Pepa, un attico a Madrid, con annessa terrazza piena di galline, anatre, conigli e piante di ogni genere, che vuole dare in affitto e dove si avvicenderanno man mano tutti i personaggi, prevalentemente donne, nell’arco di una giornata.
Arriverà Candela, un’amica di Pepa in fuga dalla polizia per aver ospitato per amore a casa sua dei terroristi. E poi, casualmente, il figlio dell’amante di Pepa, Carlos (Antonio Banderas alle prime armi), con la sua fidanzata giunti per visitare l’appartamento che vogliono prendere in affitto. E poi arriva anche la moglie di Ivan, Lucia, che a sua volta sospetta che il marito sia partito con Pepa, mentre alla fine si scoprirà che aveva un’altra amante, un avvocato a cui sia Pepa sia Lucia si erano rivolte per farsi assistere.
Pepa, esasperata dai messaggi di Ivan con il quale non riesce a parlare, scaglierà il telefono fuori dalla finestra, Candela cercherà di suicidarsi buttandosi dal balcone, la fidanzata di Carlos berrà un gazpacho precedentemente preparato da Pepa e destinato ad Ivan e imbottito di sonniferi e dormirà per tutta la giornata, Carlos e Candela nel frattempo si innamoreranno, ad un certo punto arriveranno dei poliziotti alla ricerca dei terroristi intenzionati a mettere una bomba sul volo per Stoccolma su cui si sarebbe trovato Ivan e arriverà pure il tecnico del telefono per ripararlo, tutti berranno un po’ di gazpacho e si addormenteranno.
I personaggi si rincorrono e casualmente intrecciano gli uni con gli altri le proprie vite, appaiono coloriti, con le loro storie strampalate e inverosimili e i loro vestiti dai colori vivaci. Eppure da essi traspare sempre una forte umanità e fragilità.
Esilarante è la scena di Lucia, la moglie di Ivan, che munita di pistole e vestita con un tailleur rosa ferma un motociclista per la strada e lo intima di portarla all’aeroporto dove vuole recarsi per uccidere il marito e dove arriverà con i capelli dritti sulla testa spettinati dal vento.
Ma Pepa la ferma e alla fine potrebbe finalmente parlare con Ivan che sembra pentito ma invece riflette e capisce che stava lottando disperatamente per qualcosa di effimero. Ivan per lei non era l’amore ma soltanto un mezzo per allontanare la sua più grande paura, quella della solitudine. La paura di non potersi sentire realizzata se non accanto ad un uomo, anche se quello sbagliato.
Per me Donne sull’orlo di una crisi di nervi è un bel piatto di cozze al roquefort accompagante da patate fritte.
La prima volta che ho assaggiato questo piatto (Moules au Roquefort) è stato a Parigi qualche anno fa e ne sono rimasta affascinata.
Perché è il piatto in assoluto più improbabile, strampalato e pazzo che si possa immaginare. I tre ingredienti principali, le cozze, il roquefort e le patate sembrano non poter aver nulla a che fare tra di loro e appare una follia poter assemblare gusti così forti e diversi tra loro. Eppure, all’assaggio, nonostante la stravaganza degli accostamenti, tutto torna e ha un suo perché.
La sapidità delle cozze e la piccantezza del roquefort si sposano tra loro incredibilmente bene e vengono poi smorzati dalla dolcezza delle patate.
I personaggi del film, assolutamente pazzi e strampalati, sempre appunto sull’orlo di una crisi di nervi, si trovano casualmente ad intrecciare le loro vite e storie. È come se attraverso la follia di ciascuno e l’intreccio delle loro nevrosi, come per magia, tutti riescano a trovare un equilibrio e una consapevolezza inaspettati.
Il piatto inoltre simboleggia, con il coraggio di un accostamento azzardato, la capacità di non fermarsi alle apparenze, ma di cercare in profondità la verità.
Cozze al roquefort con patate fritte
Ingredienti per quattro persone
2 k di cozze
300 g di roquefort
1/2 cipolla
1/2 bicchiere di vino bianco
50 cl di panna fresca (io non l'ho messa)
4 patate
In un tegame fate appassire la cipolla tritata grossolanamente con il vino fino a che si sarà consumato. Quindi aggiungete il roquefort sbriciolato e spegnete il fuoco.
Pulite bene le cozze, mettetele in un tegame e fatele aprire a fuoco vivo.
Filtrate l'acqua che avranno rilasciato, mettetela nella padella insieme al roquefort, aggiungete la panna e amalgamate bene il tutto.
Ponete le cozze nei piatti e irroratele con la salsa.
Nel frattempo avrete preparato le patate tagliate a bastoncini e fritte. Io le ho semplicemente saltate in padella con un po' d'olio senza levar loro la buccia per ottenere un sapore un po' più rustico.
E tu sei un genio! Grazie grazie grazie perché con questa analisi cinegustologica hai dimostrato di aver capito in pieno il gioco e di averlo fatto tuo. Fantastica la commedia scelta così come l'abbinamento improbabile che invece racconta così bene il film da lasciarmi a bocca aperta. Davvero brava. Ti inserisco immediatamente. Un abbraccione, Pat
RispondiEliminaMa grazie Patty!!! È stato un piacere. adoro il cinema e anche la cucina...il resto viene da sé. E grazie per avermi fatto scoprire la cinegustologia ;)
Eliminaa presto
bellissimo questo post, e questo accostamento così studiato di piatto e film, brava! bacino, sere
RispondiEliminaPS che poi le cozze con il roquefort non le ho mai mangiate, ma mi segno la ricetta che vorrei proprio provarle!
Ciao Sere, grazie!!! Devi assolutamente provarle, da non credere...
RispondiEliminaWOW!!!! Un'analisi cinegustologica perfetta e un piatto tutto da scoprire!!!!
RispondiEliminaGrazie Mapi. Ultimamente ti ho pensato grazie al tuo gelato ;) sei l‘unica che mi ha convinto a cimentarmi in tale impresa. a presto
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