Ne parlavamo a casa un paio di giorni prima. Della
tecnica dell’affumicatura e del fatto che ci sarebbe piaciuto provarla. Ma non
sapevamo da parte cominciare… et voilà, arriva Greta con l'MTC n. 70 e ci spiega tutto, ma
proprio tutto, sull’affumicatura casalinga. Quella che ti lascia un profumo in casa che neanche nelle baite
di alta montagna in pieno inverno e che ti offre la possibilità di ampliare, elevandoli al quadrato, i
già infiniti risultati che si possono ottenere attraverso la preparazione di un piatto.
La cucina è opportunità
di creare e, attraverso la combinazione di ingredienti diversi, dosati e
cucinati in maniera differente, si possono ottenere piatti unici al mondo, come se fossero
quadri, che i colori sono sempre quelli ma cambiando proporzioni, sfumature, pennelli e
autori, nessuno mai sarà uguale ad un altro.
Tutto ciò per dire che quando ormai credi di aver
visto quasi tutto, arriva un sapore nuovo, l'affumicato, che, anche se già conosciuto al tuo palato,
non avevi mai utilizzato prima per preparare un piatto. E ti rendi conto che quasi
potrebbe essere considerato un sesto gusto, al pari del dolce, del salato, dell’agro,
dell’amaro e dell’umami, in quanto elemento che può stravolgere completamente
una ricetta offrendo mille possibilità di interpretazione. A partire dal
tipo di legna che si usa per l’affumicatura, che, non avrei mai pensato, ma può
dare risultati molto diversi, al metodo di affumicatura stessa (a freddo o a
caldo), al tempo che ci si impiega e ad altri innumerevoli fattori.
L’ho già detto ultimamente che in questo periodo
sento di volermi affidare alla semplicità, almeno in cucina, ed è per questo
che non ho voluto creare un piatto troppo elaborato, ma reinterpretare invece una
ricetta della tradizione, cambiandola leggermente per stare a guardare che cosa
poteva apportare a sapori così noti e classici il sapore del fumo. Quindi mi
scuso sin d’ora per la poca fantasia, al cospetto dei piatti proposti da Greta
c’è un po’ da vergognarsi, lo so, però a mia discolpa posso dire che non
conoscendo affatto questa tecnica l’ho voluta sperimentare su sapori noti.
Sono partita dal mio amato brasato al Barolo, ma
anziché usare un taglio di carne intero ne ho fatto uno spezzatino e invece di usare
per la marinatura e la brasatura il Barolo ho utilizzato il Barbaresco, uno dei
miei vini preferiti, un vino un po’ difficile e scontroso, anche se comunque
raffinato ed elegante, ma che negli stracotti di manzo, forse, quasi (il quasi
è d’obbligo) preferisco al Barolo, perché dona comunque complessità di sapori
alla carne conferendole però, essendo un po’ più “asciutto”, quel tocco di
acidità in più che la rende un po’ meno stucchevole e pesante. E proprio per
questa sua caratteristica pensavo che potesse creare un bel contrasto con il
sapore dell’affumicatura. Affumicatura che ho eseguito a freddo sulla carne
cruda utilizzando delle chips di legno di whisky (whisky che alcuni usano nel brasato al Barolo a fine cottura nella salsa per arrotondarne il gusto), alle quali ho unito gli
stessi odori utilizzati per la marinatura, perché volevo che fosse decisa,
visto che la carne avrebbe dovuto successivamente cuocere a lungo nello stesso
liquido di marinatura dal sapore piuttosto incisivo. Avevo un po’ di paura che
non si sentisse abbastanza o che si sentisse troppo, ma grazie alla classica
fortuna del principiante ne è uscito un piatto perfetto, ottimamente
equilibrato, dal gusto rotondo e con tutti i sapori esaltati e non sopraffatti
dal sapore dell’affumicatura.
E che perciò entra prepotentemente nel repertorio
dei piatti della mia cucina, da fare e rifare e rifare ancora; mai più uno
stracotto di manzo al vino senza fumo! Grazie Greta, alla tua proposta e ai
tuoi preziosissimi consigli, era proprio difficile sbagliare.
BRASATO AL BARBARESCO AFFUMICATO
Ingredienti per quattro persone
600 g di carne di manzo (io ho usato il cappello
del prete)
olio
sale
1 noce di burro
1 cucchiaio di farina
per la marinatura
1 bottiglia di Barbaresco (un po’ di meno perché un
bicchiere ce lo siamo bevuti J)
1 cipolla di Tropea non troppo grande
1 carota
1 costa di sedano
1 rametto di rosmarino
1 foglia di alloro
1 pizzico di timo secco
2chiodi di garofano
3 grani di pepe nero
1 pezzetto di cannella
1 spicchio d’aglio
per l’affumicatura
una manciata di chips di legno di whisky
1 pezzetto di cannella
1 foglia di alloro,
1 rametto di rosmarino
2 chiodi di garofano
2 grani di pepe nero
Tagliare la carne a cubetti non troppo piccoli
(circa tre centimetri per lato). Pulire e tagliare sedano, carota e cipolla a
pezzi non troppo piccoli. Preparare un bouquet garni con rosmarino, alloro,
timo, chiodi di garofano, pepe, cannella e aglio. Mettere a marinare la carne in
un recipiente di vetro nel vino insieme alle verdure e al bouquet garni per
due/tre ore.
Trascorso il tempo per la marinatura, togliere la
carne dal liquido, tenendolo da parte, e asciugarla. Formare con un foglio di
alluminio doppio un cestino e porlo sul fondo di una pentola dotata di cestello
per il vapore.
Porre sul foglio di alluminio le chips e gli odori per l’affumicatura,
mettere la pentola sul fuoco e quando comincia a vedersi un filo di fumo
provenire dalle chips, chiudere bene con il coperchio, aspettare circa una
decina di minuti che la pentola si riempia di fumo, sollevare velocemente il
coperchio, infilare il cestello sul quale è stata posta la carne, richiudere subito,
fare andare sul fuoco ancora mezzo minuto, spegnere il fuoco e lasciare
affumicare la carne per circa venti minuti. Pensavo di dover ripetere l’operazione,
come fatto da Greta per il filetto di manzo, ma sono stati sufficienti venti
minuti, probabilmente a causa del tipo di legno utilizzato, dal sentore piuttosto
forte.
Infarinare leggermente la carne e farla rosolare
bene in un tegame con olio e burro, quindi coprirla con tutta la marinata,
portare a bollore, fare bollire a fuoco vivo per una decina di minuti, togliere
il bouquet garni, abbassare la fiamma, chiudere con il coperchio e far cuocere
a fuoco dolce per almeno un paio d’ore.
Quando la carne è cotta, toglierla dal sugo di
cottura, passarlo al setaccio o frullarlo, regolarlo di sale e, se necessario,
ma non dovrebbe esserlo, farlo ridurre ancora un po’ sul fuoco.
Rimettere la carne nella salsa e servirla insieme
a della polenta gialla.
Con questa ricetta partecipo all'MTC n. 70 con l'affumicatura casalinga di Greta.